23 maggio 2016

Close-up (2009)


1° puntata

“Close-up” nasce dalla consapevolezza che l'arte non può far altro che rimischiare i coriandoli, i bastoncini di Shangai del mondo.
La creazione è sempre ri-creazione. Non è possibile costruire, inventare, ma solo ricostruire, reinventare, riorganizzare, ripetere, riprodurre.
“Close-up” è un recipiente visuale che contiene come uno scintillante Aleph, poesia, letteratura, teatro, pittura, musica, tecnologia.
Questa trasmissione – questo spazio dedicato al cinema indipendente di Fabrizio Derosas – è una costola attiva tratta dalla recente retrospettiva “Vent'anni di brevi utopie realizzate”.
È un diario filmato nel quale sono raccolti appunti, impressioni, concetti e materiali eterogenei che confluiscono nella continua ricerca di una forma di espressione artistica-visuale e nella costruzione di una poetica solida e riconoscibile.

1) Frammento “Terras”
2) “Piccola rapsodia”
3) “22 dicembre”

2° puntata

“Close-up” è un modo concreto per setacciare un archivio di immagini e parole che raccontano il privato e il pubblico degli ultimi due decenni.
Le persone sono come le fotografie. Hanno bisogno di tempo, anni, per svilupparsi.

1) “Fall-out”
2) “Lunario”

La memoria è la nostra coerenza, il nostro sentimento, persino il nostro agire. Senza il ricordo non siamo nulla.

3) “Camera di decantazione”

Suoni e stili, culture e paesi, centro e periferia, il tuono e il fulmine. Impossibile separarli anche se non si manifestano mai allo stesso tempo.

4) “Anno zero”

Musica iniziale con la frase: gli occhi degli ignoranti sono più istruiti delle loro orecchie (Roberto Rossellini).

3° puntata

Spesso l'occhio della videocamera diviene lo strumento privilegiato per indagare le trasformazioni esistenziali, è la gomma della logica nell'ordine degli eventi.
Ape, ombra, fuoco, neve, silenzio, spuma d'acciaio, polline si è fatta la tua ferrea delicata struttura.

1) “Come quando una crepa”
2) “Memento”

Da sempre la mappa è l'emblema del tentativo umano di tirar fuori un ordine da caos.
Vedere significa partecipare dell'oggetto visto, diventando noi stessi puro prolungamento del visibile.

3) “Il dito di Dio”
4) “Opus 61”

Gli occhi degli ignoranti
sono più istruiti delle
loro orecchie.
Roberto Rossellini

4° puntata

Le identità sono in profonda, continua mutazione. E tanto più sono state forti, tanto più sono destinate a modificarsi in profondità.
Sono in via di disgregazione le fisionomie dei luoghi che le hanno contenute e rappresentate, il Mediterraneo è scelto come emblema del mare di Ulisse, come culla della cultura.

1) “Atlante di un pendolare”
2) “Donna alchymia”

Le acque del mare nostrum sono esperienza intima, profonda, purificatoria.
Lavare il corpo e l'anima come la vita, recando in sé un riflesso del trascendente.

3) La coda dell'occhio

Gli occhi degli ignoranti
sono più istruiti delle
loro orecchie.
Roberto Rossellini

5° puntata

“Close-up” è una piccola enciclopedia in costruzione dove si mescolano il vero e l'immaginario, il fattuale e il possibile, il realmente accaduto e l'ipotetico, come nei racconti di Borges.
Essere al mondo significa avere memoria di sé.

1) Frammento “Moto perpetuo”

6° puntata

Ogni uomo porta nel proprio bagaglio esistenziale i suoi antenati. Tutti quelli che l'hanno preceduto.
Quanto siamo coscienti di noi stessi e del nostro passato, tanto più siamo liberi.
Torno al luogo da cui sono partito e conosco il luogo per la prima volta.
La memoria è l'unico paradiso dal quale non possiamo essere scacciati.

2) Frammento “Moto perpetuo”

Vedere solo con gli occhi appare come un'operazione riduttiva, come una parte che limita l'atto più complesso della percezione.
Più che di vedere si potrebbe parlare di un ascolto, ascoltare con gli occhi, ma anche con il pensiero, con la pelle, sentire le pulsazioni, il respiro, il ritmo e il movimento.

4) “Uomo duemila”
5) “Tracce di un congedo”

Gli occhi degli ignoranti
sono più istruiti delle
loro orecchie.
Roberto Rossellini

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